di Fulvio Buzzi
Quello che si stanno chiedendo tutti gli italiani in questi giorni è proprio questo: abbiamo bisogno della Russia per soddisfare la nostra richiesta di energia o possiamo farne a meno?
Per rispondere a questa domanda, occorre distinguere tra le cose che possono essere fatte nel breve periodo (meno di un anno) e quelle nel medio periodo (qualche anno).
Partiamo dal breve periodo: il nostro consumo annuale di gas si attesta sui 70 miliardi di metri cubi suddivisi tra la generazione di energia elettrica (circa 40%) e l’utilizzo diretto per il riscaldamento e per i processi industriali. La Russia ci fornisce per più del 40% del nostro fabbisogno e quindi possiamo pensare innanzitutto di eliminare l’utilizzo del gas dalla produzione di energia elettrica nel modo più veloce possibile.
Al momento abbiamo all’incirca 7 GW di centrali a carbone sul territorio, che per la maggior parte del tempo sono spente. Facendole funzionare ininterrottamente per tutto l’anno potrebbero sostituire il 45% dell’energia elettrica prodotta dal gas in Italia. In aggiunta possiamo sfruttare al massimo l’import di energia elettrica dall’estero adoperando tutti gli 8,4 GW di interconnessioni che abbiamo con: Francia, Svizzera, Austria e Slovenia: in questo modo si andrebbe a sostituire un ulteriore 50-55% dell’energia elettrica prodotta dal gas.
Non è ancora sufficiente, ma è già un grande risultato; il problema è: abbiamo a diposizione carbone fin da subito per far funzionare tutti i nostri impianti per tutto l’anno? I quattro paesi che dovrebbero fornirci 8,4 GW di potenza elettrica senza sosta sono in grado di farlo? La risposta a queste domande dipende da quali accordi internazionali sulle forniture (anche di carbone) riusciremo a stipulare nelle prossime settimane.
In aggiunta, si può pensare di aumentare l’import di gas da altri Paesi come Algeria, Azerbaijan e USA (con le navi che trasportano il gas liquefatto), facendo funzionare al massimo della capacità i rigassificatori. Tutto questo, unito alle nostre attuali riserve, potrebbe bastare nell’immediato, anche considerato che d’estate i consumi di gas calano (i riscaldamenti sono spenti e le rinnovabili producono di più).
Nel medio periodo si può pensare invece di incrementare la potenza della connessione elettrica con la Francia di 1-2 GW e di riprendere l’estrazione del gas dall’Adriatico. Quest’ultima potrebbe tranquillamente passare dagli attuali 3 miliardi di metri cubi annui ad 8-10 miliardi (15% del fabbisogno nazionale). In aggiunta, si deve cercare di velocizzare l’iter per incrementare notevolmente la potenza rinnovabile installata ogni anno. Va detto, però, che se anche si riuscisse ad aumentare di dieci volte la velocità di installazione di nuovi impianti, ci vorrebbero quattro anni per aggiungere 30 TWh alla produzione annuale di energia elettrica delle rinnovabili, vale a dire il 10% del fabbisogno nazionale. Ciò è dovuto al fatto che ci vogliono 7 GW di fotovoltaico per fare la stessa energia annuale di un 1 GW importato ininterrottamente dall’estero.
Oltre a tutto questo può essere d’aiuto provare a ridurre un pochino i consumi, ma, salvo stravolgimenti enormi dello stile di vita delle persone, non ci possiamo aspettare grossi contributi dall’efficientamento energetico in un tempo così breve.
Questo è tutto quello che possiamo fare. Ovviamente l’auspicio è quello che si cominci il prima possibile a far partire la costruzione di nuove centrali nucleari, così da evitare di ritrovarci nella stessa situazione tra dieci anni.