Prezzi dell’energia: facciamo chiarezza

di Fulvio Buzzi

In questi giorni girano spesso sui social delle immagini come quella riportata qua sotto, dove si vede che il prezzo dell’energia elettrica in Francia è più alto del resto d’Europa. Generalmente i commenti sono del tipo: “Ditelo a XYZ (personaggi politici) che vogliono il nucleare in Italia!”, o cose del genere.

Facciamo chiarezza: il prezzo che viene riportato in quelle mappe è il prezzo dell’energia elettrica sul mercato spot [1] e non corrisponde in nessun modo a quello pagato in bolletta.

Questo vale soprattutto per la Francia, dove la maggior parte dell’energia elettrica prodotta nel suo territorio non viene venduta tramite il mercato spot. Infatti, una quota significativa dell’energia prodotta dalle centrali nucleari francesi (pari a 100 TWh) viene venduta per legge ad un prezzo molto basso (43 euro al MWh) [2]. Oltre a ciò, la maggior parte dell’energia prodotta dalle centrali nucleari francesi viene venduta con contratti bilaterali. Vale a dire che quando un’azienda (cartiera, metallurgica, farmaceutica, trattamento oli, ecc.) ha bisogno di una certa quantità di energia fornita in modo costante durante l’anno, questa va dalla società che gestisce le centrali nucleari e dice: “Mi servono 10 GWh all’anno per i prossimi 3 anni, me li vendi a 60 euro al MWh?” e l’azienda risponde: “No, facciamo 100 euro al MWh”. E alla si trova un accordo per 80 euro al MWh. Ovviamente le cose sono un po’ più complesse di così, ma sostanzialmente questa è la procedura.
La maggior parte dell’energia consumata in Francia passa da questo tipo di contratti bilaterali e non dal mercato spot. I prezzi altissimi riportati nell’immagine riguardano appena il 15% del totale dell’energia elettrica prodotta in Francia.
Per questo i francesi hanno le bollette basse.

Perché non lo possiamo fare anche in Italia? Il motivo è semplice: non abbiamo il nucleare. Sì, perché un impianto a gas non può offrire contratti di questo tipo, a causa dell’estrema volatilità del prezzo del combustibile: se il prezzo del gas quadruplicasse dopo la firma del contratto, per via di una guerra o per qualsiasi altro motivo, l’azienda che si è impegnata a offire elettricità a quel prezzo sarebbe destinata al fallimento. Dunque deve rimanere sul mercato spot. Il prezzo dell’uranio invece incide molto poco sul prezzo finale dell’elettricità prodotta, e quindi le centrali nucleari non sono soggette a questo tipo di rischi.

Oltre a questo, bisogna considerare che oltre al prezzo del kWh, in bolletta ci sono i costi fissi, e noi (e ancora più di noi i tedeschi) sosteniamo tramite la bolletta gli incentivi per le rinnovabili per una quota superiore ai 10 miliardi all’anno. Il nucleare invece include già nel prezzo dell’energia venduta (che sia con un contratto bilaterale o sul mercato)tutti gli oneri di smantellamento e di gestione dei rifiuti radioattivi.

Note

[1] Maggiori informazioni qui.
[2] The ARENH, regulated access to France’s historic nuclear energy – Magnus Commodities (magnuscmd.com)
https://www.frontier-economics.com/media/4095/the-nuclear-option.pdf



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